King Cole Club: live jazz e burlesque a Bologna

L’ingresso è modesto, una semplice saracinesca sotti i portici di via Fondazza, che sebbene vicinissima a via Santo Stefano, ha quel vibe di una via frequentata quasi esclusivamente da studenti universitari. Non esattamente la location che ci si aspetta per un locale che sui social e sul proprio sito web, si presenta in modo pretenzioso rispetto alla media cittadina. Entrando, trovo le luci più intense rispetto a quanto mi aspettassi, ma si tratta di un falso allarme: quando il jazz inizia, le luci vengono spente e su ogni tavolo viene collocata una abat-jour vintage.

Il locale è intimo: la piccola sala contiene otto tavoli, per lo più tondi e grandi. Tanto grandi che seduti in coppia, uno di fronte all’altro, ci si trova troppo distanti. È una cosa che di solito non mi piace, credo che la distanza uccida la conversazione. Anche questo, però, smette di essere un problema quando la musica inizia e le luci vengono spente.

Poco dopo aver ordinato, ci viene servito un cestino con focaccia fatta con farina locale proveniente dalla zona di San Giovanni in Persiceto, a pochi chilometri da Bologna, insieme a pane alle alghe, sempre con farine locali, e olio artigianale siciliano. La proprietaria insiste affinché “pucciamo” il pane nell’olio. E ha ragione, l’olio è verde, fresco e pungente, il pane croccante e delizioso.

L’ispirazione del locale è chiaramente anni ’30: elegante ma senza diventare pomposo o eccessivo, con un’aria vintage e una grande attenzione ai dettagli. I tavoli tondi, le luci soffuse e il jazz live di sottofondo creano un’atmosfera perfetta, che a Bologna mancava e di cui, a mio avviso, c’era bisogno. Un’esperienza che all’estero trovo più facilmente e in cui mi rifugio volentieri quando sono in viaggio.

Per quanto riguarda il bere, optiamo per un vino, la lista è ampia. I signature cocktail invitano ad essere provati tutti, anche per chi come me non è un grande amante del genere.

Iniziamo con delle empanadas ripiene di brasato e scalogno agrodolce e con un piatto di formaggi, accompagnato da pane caldo e tostato. Un antipasto piacevole, che prepara il terreno per portate con più carattere che, purtroppo, non arrivano. Il condimento dei tortellini in crema di Parmigiano e aceto balsamico del ’89 è in realtà poco una crema e molto di più un’acquetta poco saporita e senza senso. I tagliolini, rigorosamente tirati a mano, con vongole e porcini (fuori menù), sono buoni, anche se leggermente troppo salati. Nonostante gli ingredienti di qualità, come i porcini freschissimi e le vongole di fondale di Chioggia, il piatto nel suo complesso non spicca particolarmente.

Se dovessimo giudicare solo il cibo diremmo che ci stanno provando, che stanno ancora cercando di trovare la loro identità, ma che ci torneremmo volentieri una volta che avranno trovato la loro strada. Tuttavia qui a Extra Explorer valutiamo le esperienze nel loro complesso. Per noi è fondamentale raccontarvi i posti anche tramite le vibes, la gentilezza del personale, i rumori, quanto sono soffuse le luci. Ed è esattamente questo che si paga qui, perché 12€ per due empanadas o 23€ per i tagliolini fuori menù, oltre a 8€ per coperto (meritato), non li pagheremmo altrove. Nel complesso, il locale è promosso a pieni voti, con un incoraggiamento per migliorare i primi piatti. Come cena-esperienza è una delle migliori a Bologna.

Il conto, con una bottiglia di vino da 45€, ammonta a 142€.

Ci torneremo per raccontarvi dello spettacolo di burlesque e degli invitantissimi signature cocktail.

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